Mutamento di prospettiva




Non due, tre, ma una sola è la vita.
Peccato coltivar un’erronea visione.
Non basta pensar di non far male o di far bene:
soggetti si è del Karma comunque,
scusa non c’è per chi ‘l giusto non vede.


"Qualche giorno fa sedevo nel mio piccolo giardino e per cercare ombra ho spostato la sedia in un angolo dove, probabilmente, non mi era mai capitato di sedere.
Da questa nuova prospettiva, il familiare giardino ha cominciato a parlarmi con un linguaggio inedito ed inatteso e ho cominciato a notare dettagli che non avevano mai, finora, catturato la mia attenzione."


La strofa iniziale è tratta dal primo capitolo dello Shūshōgi (importante testo Zen Sōtō che raccoglie come compendio gli Insegnamenti di Dōgen Zenji), dal titolo Sōjo.
La traduzione di Sōjo può anche essere resa con: "Mutamento di prospettiva" e mutare costantemente la prospettiva è alla base di ogni pratica che si rispetti.

Per mutare la prospettiva si deve avere il coraggio di abbandonare la propria posizione, posizione che magari uno si è guadagnato con i denti e con le unghie.
L’abbandono della propria posizione pone in una prima condizione di spaesamento, ma una volta superata lo sguardo sul mondo si ritrova arricchito di nuovi elementi ed intuizioni.

La realtà è talmente multidimensionale che i nostri sensi e, soprattutto, il nostro pensiero ne percepiscono sempre una parte infinitesimale.
Porsi dunque di fronte all’esperienza disponendosi a continui cambiamenti di prospettiva permette di plasmare una visione ampia ed intuitiva della realtà che permette di percepire anche quello che non appare evidente ai sensi, di cogliere il lato oscuro della luna.

“Colui che è capace di una percezione totale può vedere tutti i dharma, dunque, può vedere un solo dharma come per esempio un granello di polvere, e conoscere il mondo intero.”

In giappone si dice anche "percepire il kūki 空気 di una situazione".
Osservandolo, nel termine Kūki si possono ritrovare gli ideogrammi che noi karateka conosciamo bene: Kara 空 (il vuoto) e Ki 気 (l'energia).

Per percepire il Kūki di una situazione, percezione che permette di cogliere l’opportunità presente in ogni situazione e agire in modo efficace ed armonioso con il contesto, non ci si può basare solo sui sensi né tantomeno sul pensiero razionale (che in oriente è considerato nè più e nè meno come uno dei 6 sensi, fallibile e limitato quanto e forse più degli altri) ma l’unità di corpo-mente deve rispondere "come un diapason" alla vibrazione del momento.
Questa capacità intuitiva (tanto importante nell’arte marziale quanto in ogni ambito della vita umana) si acquisisce ed affina attraverso la pratica ed in particolare proprio attraverso quelle esperienze di "mutamento di prospettiva" che la pratica deve offrire.

Un insegnante dovrà sempre condurre l’allievo ad "abbandonare la sua posizione" a volte con metodi apparentemente brutali. E purtroppo anche l'allievo più vicino, quello in cui si credeva di più, potrebbe non essere pronto.
Un insegnante sa molto bene quanto "integralista" possa diventare chi non ha raggiunto le profondità dell’arte.
E sa bene quanto comodo ma pericoloso sia "sedersi" sulle proprie acquisizioni.
E quanto lontano dalla Via porti l’incapacità di mutare la prospettiva.

Così anche nella pratica del nostro Karate-Dō è altrettanto fondamentale la necessità di un continuo mutamento di prospettiva.

Non si deve mai perdere l'occasione per vivere nuove e impegnative esperienze di pratica, così come è importante assumere delle responsabilità nel Dōjō passando dal ruolo di fruitore a chi si dispone al servizio. E' fondamentale porsi nella posizione di trasmettere quel che si è appreso con tutte le problematiche che sorgono di conseguenza.
Questi sono tutti comportamenti che comportano un radicale cambiamento di prospettiva e prevengono il ristagnare e il regredire della pratica.

Con questi cambiamenti di prospettiva l’angolazione da cui guarderemo il Dōjō (il luogo del nostro esercizio), così come il nostro esercizio stesso, si trasformerà radicalmente e, come è capitato nel giardino, cominceremo a cogliere sfumature e dettagli che ci offriranno nuove prospettive di sviluppo alla nostra pratica e alla nostra comprensione.

Fonte

Maestro Paolo Taigō Spongia
Tora Kan Dōjō
www.torakanzendojo.org

Pagina modificata sabato 9 novembre 2024


Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà.
La vita può avere luogo solo nel momento presente. Se lo perdiamo, perdiamo la vita. L'amore nel passato è solo memoria. Quello nel futuro è fantasia.
Solo qui e ora possiamo amare veramente. Quando ti prendi cura di questo momento, ti prendi cura di tutto il tempo.

Siddhartha Gautama




Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
E’ suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità.

Toro Seduto




Ad ogni forza si contrappone una controforza.
La violenza, anche prodotta da buone intenzioni,
rimbalza sempre su chi l’ha generata.

Yamaoka Tesshu




Ciò che il gregge odia di più è chi la pensa diversamente;
non è tanto l’opinione in sé,
ma l’audacia di pensare da sé qualcosa che non sanno fare.

Arthur Schopenhauer