Kumite


Chi è più abile nel combattimento?


Un'antica storia racconta che un signore domandò al proprio medico, membro di una grande famiglia di guaritori, chi di loro fosse più abile nell'arte della medicina.

Il medico, la cui reputazione era tale che il suo nome era sinonimo di scienza medica, rispose:

"Il mio primogenito vede lo spirito della malattia e lo rimuove prima che prenda forma; per questo motivo il suo nome non è conosciuto al di fuori della nostra casa. Il secondo cura la malattia quando è ancora all'inizio; perciò il suo nome è conosciuto in tutta la città. Per quanto mi riguarda, pratico agopuntura, prescrivo pozioni e massaggio il corpo; così il mio nome giunge al di là dei confini del nostro Paese".

In questo racconto è riassunta l'essenza della strategia del combattere che insegna che: "meno si fa e meglio è". Sia nel combattimento che nella guarigione di un male si affronta una disarmonia; la cura sarà tanto più efficace quanto più riuscirà a rendere il conflitto inutile, identificando anticipatamente il problema e trovandone la soluzione: "la massima abilità sta nello sconfiggere il nemico senza combattere". Il successo è ottenuto il più delle volte mediante il "non agire"; così è meglio sapere cosa non fare e quando non farlo piuttosto che cosa fare e quando farlo.

Come nel racconto del medico, possiamo considerare vari livelli di abilità di un combattente: il migliore è quello che cancella il nemico, vanificando così i suoi piani offensivi; il secondo è colui il quale, mostrando la propria forza, vince senza combattere; dopo viene colui che è costretto a combattere per dimostrare la sua superiorità; infine il peggiore è chi, attaccando per primo, ingaggia con il nemico un lungo combattimento, non conoscendone l'esito.

L'apprendimento del Kumite


L'apprendimento del kumite avviene attraverso diverse fasi: queste fasi sono segnate da una diversa modalità di combattimento, sempre più raffinato, in modo che l'allievo possa assimilare l'aspetto pratico e formale delle tecniche, di perfezionare i calci, i pugni e le parate che verranno poi collegate agli spostamenti propri e a quelli dell'avversario.

Lo studio dei Kata

Non ci si stancherà mai di sottolineare che per apprendere il Kumite è assolutamente necessario lo studio dei Kata perché è grazie alla continua e precisa applicazione del Kata (Bunkai) che è possibile avvicinarci al Kumite perchè nei vari kata sono presenti tutte le tecniche di offesa e di difesa ed è attraverso lo studio serio e approfondito dei Kata che possiamo apprendere una grande varietà di tecniche adatte al combattimento.

Kihon Ippon kumite, Sanbon kumite, Gohon kumite e Jiyu Ippon Kumite


Le modalità che servono per prepararsi al Jiyu Kumite (o kumite libero) sono quattro.
Il Kihon Ippon Kumite è il combattimento ravvicinato ad un passo di distanza dall'avversario, il Sanbon Kumite è il combattimento a tre passi, il Gohon Kumite è il combattimento a cinque passi mentre il Jiyu Ippon Kumite è il combattimento dichiarato a distanza libera.

Kihon ippon kumite

Il combattimento a un solo passo è la forma più essenziale di combattimento. I due karateka sono posti ad una distanza corrispondente all'estensione del loro braccio, prestabiliscono l'area verso la quale indirizzeranno l'attacco: viso, tronco o bacino. Quindi alternativamente e senza finte, attaccano e parano. La relativa facilità strategica e coordinativa del combattimento a un solo passo ha lo scopo di fare emergere la massima intenzione durante l'attacco e di annullare il tempo intercorrente tra la parata ed il contrattacco.

Sanbon kumite e Gohon kumite

Sono praticamente dei Kihon ippon kumite in movimento, a tre o cinque passi. In questo tipo di combattimento si cominciano ad allenare le tecniche di attacco e di difesa in movimento.

Jiyu ippon kumite

Il combattimento semilibero è lo stadio preliminare al combattimento libero. I karateka si pongono in guardia a distanza libera (normalmente però viene stabilita a tre metri), l'attaccante dichiara l'area su cui porterà la tecnica, il difensore esegue una parate libera e contrattacca. Questo tipo di allenamento è finalizzato allo studio dell'applicazione reale delle tecniche. Chi attacca deve sapere sfruttare qualsiasi apertura gli si offra, utilizzando finte e spostamenti liberi, ed entrambi i praticanti devono acquisire abilità nella respirazione e nella distanza.

Maai


Distanza

La distanza e la precisione sono gli aspetti che maggiormente vanno allenati. Maai nelle arti marziali giapponesi è la distanza da mantenere nei confronti dell'avversario, esprime sia la distanza che l'intervallo nello spazio e il tempo.

Maai esprime un ritmo, un movimento di avvicinamento ed allontanamento.
Maai, la corretta distanza, è variabile ai fini dell’attacco o della difesa.
Maai non va misurata, ma sentita con l’intuizione e l’atteggiamento mentale, con la percezione istintiva della spazialità delle tecniche.
Un errore di maai nel combattimento causa l’immediato attacco da parte dell’avversario e quindi la perdita dell’incontro.

Il Maai si può suddividere in quattro tipologie:

  • Distanza reale fra gli avversari i cui contendenti non sono in grado di entrare per portare un attacco
  • La giusta distanza per portare la Propria Tecnica
  • La distanza corretta affinché l'avversario porti la Sua Tecnica
  • Espressione della strategia adottata: Yomi (intuizione e previsione) e Hyoshi (cadenza e ritmo) che fanno parte di Irimi (sviluppare la percezione).

Nota: Un maestro anziano è in grado di vincere con facilità gli allievi più giovani perché la sua superiorità è nella grandezza di Yomi (intuizione, previsione) e di Hyoshi (cadenza, ritmo), che rendono i suoi movimenti e le sue tecniche estremamente efficaci.

Il Tempo

Il Tempo nel Kumite è la sensibilità di intuire il momento in cui l'avversario si trova in uno stato di Kyo (apertura, squilibrio sia mentale e/o fisico).
E' estremamente importante considerare che anche il proprio momento dell'attacco ha un Kyo e che pertanto il tempo della tecnica deve necessariamente essere studiato nei minimi particolari per ridurre sensibilmente il tempo di esecuzione.
E' proprio nel momento che attacchiamo infatti che siamo più vulnerabili.

Kyo


Apertura, squilibrio sia mentale e/o fisico

Il Kyo Mentale è l'instabilità emozionale (paura, tensione incontrollata ecc...) con la conseguente perdita di energia sia mentale che fisica (distrazione).
Il Kyo Fisico è la perdita dell'equilibrio o perdita del momento del movimento tra una tecnica e l'altra (mancanza di distanza in fase di attacco e/o difesa).

La Strategia


La strategia dipende unicamente dalle capacità personali e dal cosa noi preferiamo fare durante un combattimento.
Alcuni karateka preferiscono anticipare l'avversario altri invece aspettano l'attacco per poi contrattaccare, altri usano continuamente tecniche di ashi barai o tecniche di rottura.
Per l'esecuzione corretta delle tecniche di Kumite è prioritario il saper gestire "Mentalmente e Fisicamente" l'avversario controllando le proprie emozioni e il proprio Maai.

Rimane la costante che nel kumite l'uso di una corretta strategia difensiva o offensiva gioca un ruolo importante e ne determina la vittoria o la sconfitta.
E' Chiaro che non si deve mai sottovalutare ne sopravalutare le capacità dell'avversario tenendo sempre presente che il "conosci te stesso" implica il conoscere ma sopratutto il rispettare "L'altro!"

Sen

Sen è il tempo, sen è l'intuizione, sen è il corretto approccio con l'avversario

I diversi concetti di Sen sono: Shikake Waza, Go No sen, Tai No Sen, Sen No Sen e Sen - Sen No Sen.

Shikake Waza

La tecnica della finta e della provocazione

Questa tecnica comprende:

Kuzushi Waza Aprire, rompere la guardia disorientare l'avversario "Ashibarai"

Sasoi Waza Invitare l'attacco dell'avversario per poi usare una strategia adeguata

Renzoku Waza Attaccare utilizzando una combinazione di tecniche.

Go No Sen

La tecnica di aspettare e prendere l'iniziativa dopo l'avversario

Questa tecnica comprende:

Uke Waza Colpire difendendo (Uchi Komi).

Amashi Waza Difendere, uscire completamente l'attacco avversario e quindi eseguire un contrattacco.

Tai No Sen

La tecnica di attaccare con l'avversario

L'attacco viene portato nel momento esatto della partenza dell'attacco dell'avversario
utilizzando una tecnica di difesa "Deai".

Sen No Sen

La tecnica di anticipare l'avversario

Kake No Sen Attacco nell'esatto momento in cui l'avversario dia segno di eseguire un attacco.

Sen - Sen No Sen

La tecnica di prevedere l'avversario

Kake Waza Attacco diretto prima che l'avversario metta in atto una strategia "Intuire l'intenzione".

La Cadenza


Tratto dal libro Lo zen e la via del Karate del Maestro K.Tokitsu

Prima tappa Ton-Ton-Ton Il primo Ton è l’attacco dell’avversario, il secondo il bloccaggio e il terzo il contrattacco. Questo è il ritmo più rudimentale della difesa e contrattacco. E’ difficile avere la meglio sull’avversario, perché la difesa e l’attacco costituiscono due momenti indipendenti e separati; in ogni caso da questi deve cominciare l’apprendimento.

Seconda tappa Ton-ToTon Il primo Ton è l’attacco, il ToTon che segue esprime il bloccaggio e il contrattacco ravvicinati, ma le cadenze di chi attacca e di chi si difende sono separate: si contrattacca immediatamente dopo il bloccaggio che interviene alla fine dell’attacco dell’avversario

Terza tappa To-Ton To è l’attacco incompleto dell’avversario e ton è un contrattacco. Questo si effettua nel momento di vulnerabilità del primo attacco (tragitto preparatorio). E’ quello che si chiama Sen-Te o Deai, la “tecnica che precede”. Per attuarlo, è necessario cogliere l’istante in cui l’attacco dell’avversario non ha ancora assunto una forma esplicita e resta nella sua mente.

Quarta tappa Ton Il contrattacco colpisce l’avversario ancora prima che l’attacco di quest’ultimo sia uscito dalla sua mente: la sua volontà dell’attacco non si è ancora concretata. Dall'esterno sembra dunque che uno soltanto dei due abbia attaccato e dalla capacità di reagire con precisione proprio nel momento vulnerabile dell’avversario.

Quinta tappa “...” Cadenza di “niente”. In questo stadio, il combattimento scompare e si può dire che sia questo l’ideale del combattimento. Ma a scanso di mistificazioni dirò che la cadenza di “niente” esula dal quadro delle arti marziali, che si tratta piuttosto dell’oggetto cercato e mai raggiunto. C’è chi interpreta la cadenza di “niente” come quella che consente di prevedere il combattimento e quindi sottrarsi a esso, cosicchè il combattimento non avviene.

Le tappe che ho distinto corrispondono alla capacità acquisita da un combattente di imporre con sicurezza il primo descritto. Ciò non significa che solo combattenti che abbiano raggiunto un simile livello di progresso realizzeranno questo ritmo nel corso di un combattimento.
Per esempio, il contrattacco che sintetizzo nel ritmo Ton può verificarsi in un combattimento tra avversari che non siano arrivati a quella che ho definito come Quarta Tappa; tuttavia ciò avverrà per puro caso. C’è progresso solo se la tecnica è dominata con certezza; ciò che si ottiene in modo aleatorio non è considerato come veramente acquisito e resta un obiettivo da conseguire alla fine di una determinata evoluzione.

Dovremmo anche imparare a "sentire" il "Come" e il "Dove" viene affettuato l'attacco. Detto questo quella proposta qui sotto è solamente una classificazione delle varie concezioni e di risposte ai vari comportamenti da tenersi durante il combattimento. Il Kumite del resto si fa in due, va da se che ognuno adopererà la strategia che meglio gli si confà.

Perchè Gichin Funakoshi è sempre stato contrario all'allenamento del Kumite


Gichin Funakoshi è sempre stato contrario all'allenamento del kumite perché la sua visione del karate era completa.
Il Maestro vedeva il karate per quello che è in realtà, ovvero come una disciplina olistica che comprende lo sviluppo fisico, mentale e spirituale della persona.
Per questa ragione, dando priorità al kata e al kihon rispetto al kumite, Funakoshi ha cercato di preservarne i valori tradizionali e di enfatizzare il suo potenziale come mezzo di auto-miglioramento e di sviluppo del carattere.
E' corretto che il karate continui ad evolversi, ma gli insegnamenti di Funakoshi devono servirci sempre a ricordare il ricco patrimonio di questa arte e i suoi profondi fondamenti filosofici.
La sua eredità sfida i praticanti moderni a guardare oltre gli aspetti fisici del karate e ad abbracciarne i principi più profondi.
L'errata interpretazione dello scopo del Karate

Il Maestro era preoccupato che il kumite potesse portare ad un'errata interpretazione dello scopo del karate. Temeva infatti che i praticanti potessero arrivare a vedere il karate principalmente come un mezzo per combattere e sconfiggere gli altri, piuttosto che come un percorso verso la padronanza di sé e la pace interiore.
Concentrandosi sul kumite, Funakoshi sapeva che gli aspetti filosofici più profondi del karate sarebbero stati oscurati dagli aspetti molto più superficiali del combattimento.
Il rischio di infortuni

Una delle principali preoccupazioni del Maestro riguardo al kumite era anche l'alto rischio di infortuni.
Funakoshi sosteneva che il vero spirito del karate veniva compromesso quando i praticanti si concentravano sulla sconfitta degli avversari piuttosto che coltivare le proprie abilità e il proprio carattere.
L'attenzione dannosa sulla vittoria

Funakoshi era diffidente nei confronti dell'aspetto competitivo del kumite perchè temeva, a ragion veduta, che l'enfasi sulla vittoria potesse portare allo sviluppo di una mentalità aggressiva tra i praticanti e questo è contrario allo spirito del karate-Do, che enfatizza l'umiltà e l'autocontrollo.
Il Maestro una volta disse: "Lo scopo ultimo del karate non sta nella vittoria o nella sconfitta, ma nel perfezionamento del carattere". Questa citazione evidenzia la sua convinzione che la vera essenza del karate trascende le competizioni fisiche ed è radicata nella crescita personale.
L'impossibilità del vero allenamento del kumite

Come ultimo, ma non ultimo, aspetto, è necessario ricordare che si sta parlando di kumite in "ambiente controllato" che non può in nessun modo replicare le condizioni imprevedibili di un vero combattimento che potrebbe portare anche alla morte.
Oltre alle convinzioni del Maestro Funakoshi sappiamo che anche il Maestro Jigoro Kano, fondatore del Judo, era convinto dei limiti dell'allenamento in un "ambiente controllato", e parlando di altri maestri famosi, anche il Maestro Oyama, fondatore dello stile Kyokushin, noto per la sua durezza, riconosceva i limiti del kumite nel contesto dell'allenamento e della pratica. Anche se il Kyokushin utilizza il kumite a contatto pieno, Oyama sosteneva che l'allenamento non poteva assolutamente replicare le condizioni di un vero combattimento.

Pagina aggiornata sabato 9 novembre 2024


Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà.
La vita può avere luogo solo nel momento presente. Se lo perdiamo, perdiamo la vita. L'amore nel passato è solo memoria. Quello nel futuro è fantasia.
Solo qui e ora possiamo amare veramente. Quando ti prendi cura di questo momento, ti prendi cura di tutto il tempo.

Siddhartha Gautama




Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
E’ suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità.

Toro Seduto




Ad ogni forza si contrappone una controforza.
La violenza, anche prodotta da buone intenzioni,
rimbalza sempre su chi l’ha generata.

Yamaoka Tesshu




Ciò che il gregge odia di più è chi la pensa diversamente;
non è tanto l’opinione in sé,
ma l’audacia di pensare da sé qualcosa che non sanno fare.

Arthur Schopenhauer